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lunedì 27 aprile 2020

L'uomo pipistrello




 Batman è, tra i supereroi, quello che preferisco. In particolare parlo della serie del Cavaliere Oscuro, diretta da Christopher Nolan. L’uomo pipistrello è un supereroe, ma l’uomo che mangia il pipistrello è una rogna immane. 

In principio dicevano che era una normale influenza. Non mi sono mai vaccinato per l’influenza, mio cognato sì. Lui è grande e grosso, talmente grosso che stona non sia verde, come Hulk. Come lavoro passava a raccogliere il latte nelle fattorie. Girava con il camion e caricava vase di alluminio da 40 chili l’una.

Le sistemava nel cassone alto un metro del camion, due alla volta, una per braccio. Poi sono arrivate le cisterne e sparite le vase, ma i muscoli sono rimasti. Lui si vaccina sempre contro l’influenza, si vaccina anche adesso che è in pensione. 

Ogni mattina mi aspetta seduto sul portico, mi guarda andare al lavoro.  Se c’è il sole dice “suderai”, se piove dice “ti bagnerai”. Uomo di poche parole, ma irritanti.

Sembrava influenza ma non lo era. Cominciarono i morti, i camion militari con le bare da Bergamo, le fosse comuni ad Hart Island, a New York. Qualcuno volle sperimentare la teoria dell’immunità di gregge e si ammalò. Il codivirus contagiò Boris Johnson che guarì e Luis Sepúlveda che morì. 


In poco tempo divenne normale rimanere a casa, usare guanti e mascherine, discutere di M.E.S. sui social e ascoltare varie teorie più o meno complottiste. Divenne dura per tutti e per cercare ottimismo e senso di appartenenza iniziarono i flash mob cantando dai balconi. Dilagò l’uso di tik tok anche tra gli over quaranta per costruire video, a volte divertenti a volte imbarazzanti. Youtube fu invaso da tutorial su come costruire mascherine con carta, stoffa, reggiseni, mutande. Si imparò il significato della parola meme, e si condivisero. Si formarono gruppi per videochat, tra amici, per lavoro e anche per tentare prove musicali o teatrali. Whatsapp surriscaldò i server di Zuckerberg a causa delle innumerevoli videochiamate. Per solidarietà e conforto al popolo italiano Porn Hub concesse gratuitamente l’accesso alla versione pro. Si narra che arrivò a offrire i suoi server all’INPS per permettergli di far fronte alle centinaia di migliaia di domande per la cassa integrazione.

Spero che un giorno ricorderemo questo periodo devastante perché lo avremo superato, e che non manchi molto a quel giorno.

Se impareremo qualcosa di positivo che modifichi la struttura della nostra società, che trasformi il globalismo da concetto economico a idea universale di condivisione e collaborazione, lo sapremo un domani.

Intanto la natura prosegue indifferente, e forse felice, di questo immobilismo umano. Delfini saltano in prossimità delle coste, panda giganti in cattività hanno rapporti sessuali dopo dieci anni di inutili tentativi, tra i quali si annoverano filmati erotici per panda.


Vicino a casa mia, anatre selvatiche nuotano indisturbate con la loro prole appena nata.



Tra i vari messaggi whatsapp, sono stato invitato a far parte di un gruppo dove chi vuole legge brani di libri. Senza un ordine preciso, e senza uno scopo tranne la condivisione di emozioni. A queste persone ho proposto di leggere i capitoli del mio blog. Con piacere hanno accettato e alla fine è nato un audioblog.  Alcuni hanno espresso il loro divertimento nel leggere i mie testi. Sono molto grato a queste persone che, con i loro pacati consigli, mi hanno aiutato nell’impresa. 

Ringrazio tutte e tutti loro. Alcune sono persone che conosco. Le altre spero di incontrarle a breve, senza guanti e mascherine ma con un bel calice in mano e un felice brindisi da fare.


Ho girato il link a un’amica per vedere se apprezzava l’idea. Mi ha scritto che non riesce a leggere l’audioblog. Le ho spiegato che esiste anche una versione cartacea per i non udenti.


                                                                        Buon Ascolto.


Leggono, in ordine di capitolo: 

Adalberto Zanella, Antonella Maccà, Laura Festival, Anna Sequino, Marcellino Vicari, Chiara Valentini, Elisabetta Cerudi, Michela Valsecchi, Ornella Schio e Mauro Rugger.






accesso audioblog: https://www.spreaker.com/user/alluxinati

AUDIOBLOG


accedere al mio sito per informazioni varie: http://www.nicolapegoraro.it/

domenica 3 dicembre 2017

Il bue, l'asinello e Pikachu





Alla fine delle nostre feste partivano The Doors, Jim Morrison ci cullava con «The end».
Se Ciano fosse qui gli direi di preparare il vinile.

Alluxinati fuga dalla provincia è nato; ora, da padre responsabile, devo farlo camminare e crescere. Ci saranno ancora incontri pubblici, il 7 dicembre a Castegnero in cantina Costalunga, il 13 dicembre a Longare in sala Consigliare, poi vedremo.

Qualcuno mi ha già scritto in alluxinati@gmail.com e mi sono stati già segnalati errori.

Incredibile, considerando quanto e quanti lo hanno letto prima della stampa.

Così scopriamo «Gost» senza H, «sceneggiature» invece che «scene», «trovarti» al posto di «trovarmi».

Una volta si stampavano le errate corrige, se continua così sarà un libro in appendice.

Natale è alle porte, ci stiamo attrezzando per montare l’albero.

In realtà preferisco il presepe, quello sì che fa parte della tradizione. Si andava a muschio raschiando cortecce, lavoravamo come matti costruendo capanne con pezzi di tronchi, piccoli stagni con gli specchi e alberelli piantati su fettine di tappi di sughero.
Poi si infarinava tutto e si stava lì ad aspettare l’arrivo dei re magi, domandandosi cosa cavolo fosse la mirra.

Abbiamo continuato con la tradizione del presepe coinvolgendo i figli, quando ancora il presepe li stupiva. Un anno, addirittura, abbiamo vinto un piccolo concorso in parrocchia. Ricordo che sotto l’albero, tra i regali, avevamo messo una piccola collezione di Pokémon: mio figlio era raggiante. Dopo Natale vennero a fare le foto del concorso dei presepi e poi ci chiamarono in parrocchia. Sullo schermo vennero proiettate le foto.

Per noi fu una sorpresa vedere il nostro presepe tra i premiati e la foto a dimensioni enormi ci riempì di gioia e di stupore. Scoprimmo solo allora che al posto di Gesù bambino, nella mangiatoia, c’era Pikachu.

A casa nostra festeggiavamo un dio alieno.

Dopo il Natale la grande attesa era la Befana, più di quanto non fosse atteso Babbo Natale. L’asinello della Befana surclassava le renne della slitta. L’asinello lo potevi vedere, passava insieme con le pecore e lo riconoscevi. Le renne volanti non mi hanno mai convinto.

Così la notte dell’epifania, fuori casa, posavi un secchio con l’acqua e un po’ di fieno per l’asinello. Dentro preparavi una tazza di caffè e la bottiglia di grappa. La befana, si sa, non è astemia. Appendevi le calze a dei chiodi piantati nel camino. La mattina dopo il caffè era bevuto, la grappa anche, l’asinello aveva rovesciato il secchio e gradito il fieno. Le calze erano nodose e gonfie, qualcuna si muoveva.
Mio padre ci metteva dentro anche un piccolo coniglietto vivo che poi diventava il tuo cucciolo.

Almeno fino a quando pesava tre chili.

Nelle calze trovavi cose banalissime, ma le storie di mio padre nello svuotarle, quelle sì erano incantevoli.

Mi piace pensare che qualcuno a Natale, o dentro a una calza appesa al camino, regali Alluxinati: sarebbe una soddisfazione.





Questo blog ora si concede una pausa, rimane attiva la pagina facebook Alluxinati e la email, dove potrete segnalarmi altri errori, che magari, se ci sarà una ristampa, saranno corretti.

Ma ho un’altra proposta da fare: costruire la tribù degli alluxinati.

Inviatemi storie, racconti brevi, anche a voce, fate un file mp3 e speditemelo.

Li avvolgerò in una rete di parole, e ve li restituirò. Deciderete poi cosa farne, tenerli per voi o condividerli.

Potrebbe tornare un blog diverso, fatto di storie anonime ma non senza anima, di racconti che non sono inventati ma condivisi. Solo chi li ha vissuti si riconoscerà. Potremmo creare una riserva di emozioni a cui attingere per ricaricarsi.

È solo un gioco, un passatempo, la tribù degli alluxinati potrebbe diventare una zona franca di scambio di storie, le nostre storie. Mettersi in gioco e condividere, non ci sono rischi, non ci sono inganni.

Esiste la banca del tempo dove ci si aiuta scambiandosi ore lavoro.

Propongo di costruire una banca di storie con scambio di emozioni.

Restiamo in contatto.




domenica 26 novembre 2017

24 novembre 2017





Tutto è passato in un lampo, un guizzo veloce come lo scorrere di un treno che si annuncia da lontano, poi arriva e passa, rapido e assordante, e quello che lascia è una folata d'aria e un rumore che via via si spegne.


Sarà così anche per Alluxinati? Vedremo: il sasso è lanciato, che ne sarà, ora, dipende dai lettori. Piacerà o no? Sarà adeguato alle aspettative?

Ma la serata del 24 novembre 2017 rimarrà nella memoria di chi c'era.

Ci siamo divertiti tutti, abbiamo visto sorridere e ridere fino alle lacrime anche Alessandra Agosti, che con competenza e garbo mi ha intervistato; tutti hanno ascoltato la sonora e irresistibile risata di uno spettatore avvolto nel buio delle prime file e che invano quelli che erano vicini cercavano di zittire.

E Alberto che ha letto, con guizzi da mattatore, alcuni pezzi del libro.


Chi c'è stato tornerà a sorridere alla vista di un piatto e di una forchetta.
Sul palco disadorno del Cinema Lux siamo riusciti a far scorrere immagini di parole e azioni mute degli incredibili Homo Ridens, dei quali tanto si parla in Alluxinati.
Quello che mi rimane è un grande senso di gratitudine per tutti, anche per chi si è fidato e ha deciso di comperare il libro.
Nelle vesti di autore mi sono trovato, con grande imbarazzo, a scrivere dediche su libri di amici, di compagni di scuola e di sconosciuti che si sono fidati.



Ma mi sembrava poco limitarmi alla firma, allora ho aggiunto frasi, scritte in fretta.
Così, per colpa mia, ora arrivano foto con le dediche più curiose o incomprensibili.

E con orribili errori, come quello nella dedica alla mia amica tanghera GaBBriella, con due b, e quello per la mia compagna di scuola, Lucia, ma si chiama Marina, e Lucia è parte del cognome.
Voleva una dedica mancina, perché scrivessi come quando ero bambino.
Gli amici di un tempo, te li ritrovi lì: sai di conoscerli ma non ti ricordi il nome, come con Moreno, che arriva e vuole la dedica e tu sei costretto a chiedergli il nome e lui ti guarda triste e ha ragione.
Nelle prossime occasioni scriverò solo "grazie", oppure "un abbraccio". A cercare di essere originali si rischia di rovinare un libro.  


Quindi GRAZIE e UN ABBRACCIO, sto già imparando.
Le prossime occasioni di incontro saranno il 7 dicembre a Castegnero, presso la cantina Costalunga e il 13 dicembre a Longare, presso la Sala Consiliare del Comune.
Non ci saranno gli Homo Ridens, peccato per chi ha perso l’occasione.

sabato 18 novembre 2017

ANSIA



Xanax, Lexotan, Tavor, En, Ansiolin, Rivotril, Aprazolam, Lorazepam, Diazepam e tutte le benzodiazepine in genere sono ansiolitici, e non li ho mai usati, finora.

Nel mio ruolo di regista cerco di gestire l'ansia che provoca una prima teatrale per gli attori, ma io sto al sicuro, non salgo sul palco e un'idea di come andrà la prima ce l’ho.

Ma questo è un libro e ci metto la faccia, è stampata sull’aletta della quarta di copertina, hai voglia a nasconderti col cappello, non puoi.

Allora scopro l'ansia e sogno un Teatro Lux vuoto.

Immagino che i dieci scatoloni di libri consegnati dal corriere finiranno nel magazzino delle cose sbagliate. Mi viene in mente la fine del film I predatori dell'Arca Perduta: dove portavano la cassa con l’Arca dell’Alleanza, da qualche parte lì in mezzo ho visto i miei 10 scatoloni.

Per fortuna ci sono gli amici, quelli che hanno già letto il libro, che mi incoraggiano; ho chiesto loro un parere.
Qualcuno di simpatico ha pensato di inviarmi una foto esplicativa dimostrando grande capacità di sintesi.

A proposito, mi farebbe piacere ricevere le vostre opinioni: potete scrivermi all’indirizzo email stampato nel libro o collegarvi alla pagina Facebook «ALLUXINATI».

Giovedì mi ha chiamato una giornalista per intervistarmi. Ha fatto domande che mi hanno costretto a riflettere, anche sul perché scrivo. Pensandoci ho scoperto che è una mia necessità, una finestra nella mente da aprire su praterie di parole da cogliere ed incasellare per costruire una storia. Una specie di scrittore «en plein air» che invece del pennello pigia sulla tastiera.


È sempre piacevole farsi intervistare, ed è un poco emozionante. Si è tesi all’inizio, poi le domande ti aiutano a spiegare l’origine del progetto, il motivo per cui lo hai fatto. Quindi ti rilassi e magari dici cose che non andrebbero dette, informazioni su chi ha fatto cosa e che sarebbe meglio tacere. Così ti ritrovi alla fine dell’intervista a supplicare l’astuta giornalista di non scrivere notizie che andrebbero taciute. Intanto rimani col dubbio fino a martedì quando uscirà il Giornale di Vicenza e, nelle pagine dell’inserto Tam Tam,  potrai scoprire se le tue suppliche hanno impietosito la giornalista.





C’è stata una chiacchierata anche con l’editore, sulla questione del prezzo. Volevo un costo più basso possibile, dai 16 € proposti sono riuscito ad arrivare ai 14 €.
«Meno non si può, ne rimette anche il valore del tuo lavoro, rischi di svalutarlo». «Allora vada per i 14» «Procurati moneta per il resto»

Non ci avevo pensato.

Quindi vi prego: chi intende esserci e ha voglia di comprare il libro si attrezzi con la moneta.
Il libro sarà disponibile da subito alla cassa, poi dicono che dovrò fare delle dediche e gli autografi. Mi viene da ridere a giocare all’autore che fa autografi.

Una mia compagna delle elementari vuole che firmi con la sinistra, vuole una scrittura incerta da fanciullo, come mi ricorda.

Non sa che anche se scrivessi con la destra la scrittura risulterebbe lo stesso incerta. Non ho mai smesso di essere un bambino e non credo che siamo fatti a strati come il pasticcio.

Prima uno strato bambino, poi ragazzo, uomo, vecchio, no, non sono fatto così, non sono un uomo pasticcio, sono piuttosto un uomo minestrone dove, a frugare, trovi i pezzi che servono, il bambino o il vecchio.


Venerdì 24 Novembre è alle porte, le porte del Cinema Teatro Lux in questo caso. Ci sono 372 posti a sedere, mi sembra impossibile che tutti saranno occupati ma spero che, per chi verrà, sia una serata da ricordare, e spero che l’ansia svanisca. Sono certo che svanirà a contatto con il Lux, che per tanto tempo mi ha accolto.



Ovvio, spero che ci troveremo in molti. 

Purtroppo so già che tra i tanti un mio caro amico non potrà esserci, ha avuto un impegno imprevisto e non desiderato, ha dovuto partire senza neanche il tempo per salutarci.

Pazienza, so che non è stata colpa sua.



sabato 11 novembre 2017

Amori Dispari e un appuntamento


La data è stabilita. 

Venerdì 24 novembre al cinema teatro Lux di Camisano Vicentino

Così poi smetterò di rompere i maroni al mondo.


Nel  frattempo continuo a farlo e con risultati apprezzabili. Tra questi considero anche un’apparizione di alcuni eroici Homo Ridens. Con qualche insistenza e qualche precisazione saliranno ancora sul palco del Lux per cinque o forse sei sketch. 

Ci contavo e sarà un piacere.

Così ci siamo ritrovati in cinque per provare. Prima abbiamo riguardato un video. Nel video avevamo tutti i capelli, e abbiamo anche notato che la nostra valletta aveva un fisico niente male. «Però, che corpicino, e non ci abbiamo mai provato!» «Infatti, era quello che mi domandavo anch’io». Ad averlo saputo prima.


Questi sono gli amori dispari, quelli che sarebbero potuti accadere ma non succedono, perché lei ti aspettava me tu eri distratto. Poi tu la cercavi ma lei era già andata via. È capitato anche a me un amore dispari, ci siamo dati appuntamento, per l’occasione sono andato senza gli occhiali da miope. Lei, miope, ha avuto lo stesso pensiero ed è arrivata senza occhiali. Siamo rimasti di fronte a guardarci senza vederci, una su un lato della strada e uno sull’altro. Delusi siamo andati via e non ci siamo più cercati. Fino a scoprirlo anni dopo, entrambi operati agli occhi, entrambi felicemente sposati, non tra di loro.


Anche gli Homo Ridens hanno vissuto un amore dispari, un grande amore dispari: quando loro c’erano mancava il Teatro Lux, quando il Lux è tornato gli Homo Ridens sono spariti.


Così abbiamo riguardato il video dei giovani Homo Ridens, quelli che pensavano di spaccare. Alla fine ci siamo guardati e abbiamo stappato un paio di bottiglie. Ci sono servite per buttare giù la scaletta degli sketch. «Game Over lo facciamo?» «No, si suda troppo e non ho voglia.» «Facciamo Alluxinati, ci starebbe bene.» «Non abbiamo più le musiche e ci mancano persone.» «Allora cosa facciamo?» «Non lo so ma facciamo qualcosa.» Mi pareva di averla già sentita ‘sta storia.



Poi abbiamo iniziato a provare, e con i movimenti sono ritornate le battute, l’allegria, l’energia e la grinta. È ancora tutto dentro di noi, i passi, i gesti, il ritmo. Tutto impresso in modo indelebile, tatuato nella nostra anima.


Così rinasce il gatto in amore, travolto dall’auto ma mai morto. Ammetto che ora è un gattone bello grosso, ma c’è.  Ritorna il nipponico ninja con i suoi movimenti atletici, anche se quello che una volta era un finto mal di schiena ora è molto più realistico, pare vero. Ritorna la camminata sensuale della presentatrice muta, con l’esperienza supplisce alla tonicità ed è un bel vedere. 

Solo la scena dei paracadutisti lascia un poco tutti perplessi. Insisto, è la chiusura necessaria, si deve fare. Si saltella ancora per farla, su una gamba sola per tre minuti. Ci proviamo, ci riproviamo, poi valutiamo che in fondo si può saltellare anche su due gambe. Qualcuno chiede se c’è un defibrillatore nelle vicinanze. 

Per scrupolo mi sono informato, c’è.


Così venerdì 24 Novembre presenterò il libro, sarà una serata divertente, un’occasione per farsi due risate. Grazie ai gestori del Lux che condividono la proposta, grazie ad alcuni sponsor che sostengono il progetto.


Speriamo nella buona sorte.


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domenica 5 novembre 2017

manco fossi Richard Gere



questa foto non va bene per il libro


Vogliono una foto. Una foto da mettere sulla copertina. Ho inviato delle foto tessera, mi hanno risposto di inviare quelle vere e non gli scherzi. 

E pensare che le avevo cercate con cura tra quelle che uso comunemente.

Così sono andato da un fotografo vero, uno di quelli con lo studio fotografico, non l'amico che chiami a fare gratis le foto alle cerimonie.

Sono stato chiamato anch'io una volta. Mia nipote Vale aveva la cresima, io una Canon 505 reflex.

Alla sua cresima ho fatto i primi trentasette scatti. Poi ho capito che c'era qualcosa che non andava, avevo messo una pellicola da ventiquattro pose e non potevo avere fatto trentasette scatti. Infatti la pellicola non si era agganciata, ma ormai la cerimonia era finita.

Ho dovuto chiedere al prete ed ai chierichetti se aspettavano che dovevo rifare le foto. Mia nipote si è messa in posa assieme ai genitori. 

Nella foto si vede ancora lo sguardo assassino che mi rivolge mio fratello.

Prima che inventassero i selfie le foto si facevano con le reflex e l'autoscatto. Non si stampavano, si facevano diapositive che poi proiettavi sul telo con gli amici. Perdevi metà serata a girare quelle storte e a disincagliare quelle che si incastravano.

Ho in soffitta una valigia piena di attimi rubati al tempo, che il tempo si sta riprendendo un poco alla volta. Non credo di essere l'unico. 

Faccio parte della generazione in bianco e nero, quella che poteva scegliere solo sulla scala di grigi. La generazione della foto di te bambino nudo sul lettone, dove tutti poi ci pisciavano durante lo scatto.



                                                   ultimo pezzo di copertina
                                              
                                         se vuoi puoi comporre il puzzle e vederla


Quindi sono entrato nello studio fotografico. C'era addirittura il set, teli bianchi ovunque e uno sgabello, fari davanti e dietro.

Mi era stato detto di portare vari tipi di vestiti, camicie, magliette, cappelli, giacche e altro.

Non ho un armadio così fornito, ho portato quello che potevo. 

Aperta la valigia il fotografo ha guardato con occhi tristi i vestiti e scelto due camice e i cappelli.

"Ma tu li indossi questi cappelli?" " sì" " davvero?". Io porto i cappelli, specie d'inverno o con la pioggia. Sul fuoco metto sempre le pentole con i coperchi, così anch'io giro col coperchio, sto più caldo. 

Cominciamo con gli scatti. 

"Siediti, alzati, muoviti, cambiati, con il cappello, senza cappello, con la camicia, senza camicia, con le mani, senza mani, tira la camicia, chiudi la bocca, piega le orecchie, sorridi, parla, piangi, ridi, cammina, siediti, alzati, guarda su, giù, fuori, dentro"




Un'ora di scatti, poi ci siamo fermati. Mi ha detto che forse verranno sviluppate dieci foto adeguate.

Le girerò a Kate e vedremo cosa sceglierà.

Sto pensando che posso dormire tranquillo, in caso di precoce dipartita, ho del buon materiale da dare al beccamorti.


Ovviamente non sarò io a darlo.



Ho creato una pagina facebook per dare informazioni riguardo la pubblicazione del libro ed altri eventi ad esso collegati, puoi dare mi piace , mi farebbe piacere. Grazie

domenica 29 ottobre 2017

Biografia di un bradipo




                                                           pezzo di copertina

Mi hanno chiesto la biografia.
Già scrivere il riassunto di un libro è un’operazione complicata, come si fa a scrivere il riassunto di una vita?
Ecco un motivo per cui preferirei avere vent’anni, o anche trenta. Ma ormai ho una certa età e di cose me ne sono successe tante.
Ma poi, di me, che cosa gliene frega alla gente? Quello che conta dovrebbe essere la storia, il racconto, non la mia vita. Se mai il libro verrà letto spero piaccia per le storie raccontate, non per la biografia del suo autore.
Vi è mai capitato di sentir dire: «Ho letto un libro che, guarda, il libro è stupidino, ma leggere dove è nato e cosa fa l’autore è una roba micidiale!»?
Secondo me leggere, scrivere dove è nato, che mestiere fa l’autore è solo una tradizione consolidata, si fa perché bisogna farlo, ma non credo interessi più di tanto ai lettori.




Cosa ci scrivo? Quello che mangio, quello che cucino, come dormo, se mi alzo col piede destro oppure con il sinistro? Interessa a qualcuno sapere se preferisco il salato al dolce? Se preferisco il Cabernet al Rabosello?  L’Aperol o il Campari?
Come posso sintetizzare la mia storia in poche righe?  Nessuno può riuscire a sintetizzare la sua vita in tre righe, solo le lapidi al cimitero lo fanno e se continua così sulla mia scriverò se rinasco ci rinuncio.
Neanche un bradipo può sintetizzare la sua vita in tre righe, lui che è l’animale più lento al mondo e anche il più sereno, e questo dovrebbe insegnarci qualcosa. Anche la sua biografia sarà lenta, ma non corta.
Comincio dalla nascita o dalle attività teatrali? Racconto del mio primo bacio, rubato grazie a un papavero raccolto in un campo, parlo della mia famiglia, nella quale sono figlio unico con quattro fratelli?
Solo a parlare della mia famiglia ci vorrebbe un romanzo, la situazione è così complicata che ancora adesso non ho capito come potessi avere tre nonne.
Del mio lavoro non parlo, rischio che tutti mi scrivano per informazioni su adsl, fibre ottiche o bollette troppo saporite.
Forse interessa di più l’aspetto artistico, ma è solo un hobby, un passatempo. Se andassi a pescare interesserebbe a qualcuno sapere cos’è la pesca all’inglese o la pesca al tocco?
Però scrivere nella biografia che fai teatro, scrivi commedie e sei regista dà quel tocco in più. È vero che faccio tutto questo, ma vivo lavorando con un furgone e con le mie minimo otto ore al giorno, usando scale e strumenti strani.
Il principe Antonio de Curtis, Totò, diceva: «Con l'Altezza Imperiale non ci ho fatto nemmeno un uovo al tegamino, mentre con Totò ci mangio dall'età di vent'anni».
Comunque la biografia va scritta, serve per dare al lettore informazioni sull’autore, allora la scrivo.

Biografia


Nato a Vicenza

autore teatrale e regista amatoriale

impiegato tecnico nelle telecomunicazioni.


Credo di avere detto tutto quello che serve.


Adesso devo anche cercare la foto, spero almeno mi assomigli.