Sulla luna c'è un castello.
Pur
sapendo che i sogni sono finzione e che, come dice Vecchioni, sulla luna c'è un castello che finché lo
sogni è bello, poi no, non rinunciammo al tentativo di vivere come
desideravamo. Dopo l'esperienza parigina e i vari festival, tentammo di
imboccare la via del successo. Così alcuni di noi, dopo Parigi e prima di Ciapa L'onda, intrapresero un viaggio alla
ricerca di una possibilità, alla caccia di un sogno.
Loris,
Gnagno, Kate, Fayo, Lucio e Schizzo partirono sul Ford bianco nove posti procurato
da Gnagno. No, adesso che ci penso, Kate non partì; disegnò la maglietta per
tutti, anche per sé, ma Lucio, il suo Lucio, la convinse, con moderata
insistenza, a rimanere a casa. Lei allora non partì, rimase a casa contenta e,
senza rancore, bruciò la maglietta di Lucio.
L'entusiasmo
di Parigi aveva generato speranze che non si erano mai sopite. Così, un poco
alla volta, il progetto di sperimentare un’esistenza girovaga per l'Europa e
vivere con il ricavato del proprio talento prese vita.
Fu
preparata una scaletta con scene mute della durata complessiva di circa 30
minuti, la chiusura non poteva che essere Alluxinati.
Loris
inventò una scenografia portatile e con Fayo costruì dei telai in sei pezzi,
assemblabili in moduli da un metro per due, i quali venivano ricoperti di una
tela nera e si incastravano tra loro con le stesse cerniere delle porte di
casa, posandoli a zig- zag creavano un fondale.
Schizzo
non recitava, quindi fece il tecnico audio, con un piccolo stereo portatile.
Lucio
e Fayo si occupavano della logistica e della cambusa. Quest’ultima comprendeva
circa 25 chilogrammi di pasta, alcuni litri di salsa di pomodoro e del buon
vino nostrano, nel caso Kate volesse fare qualche pastasciutta.
No,
Kate no, Kate rimase a casa, a bruciare la maglietta di Lucio, si racconta.
Prima
tappa Monaco di Baviera, Marienplatz, e nessuna esperienza come busker, ma
chissenefrega.
«Se
si aspetta sempre di avere l'esperienza va a finire che ci estinguiamo» disse
Fayo. «Certe cose si fanno perché c’è una pulsione interiore che ci spinge, opporsi
è doloroso» disse Kate.
No, Kate era a casa, questo probabilmente lo disse Schizzo, che indossava la bella maglietta disegnata da Kate che a volte prestava a Lucio.
No, Kate era a casa, questo probabilmente lo disse Schizzo, che indossava la bella maglietta disegnata da Kate che a volte prestava a Lucio.
A
Monaco recitarono e non andò male. Come prima prova raccolsero a cappello 60
marchi. Giusti per una birra di festeggiamento e di buon auspicio.
Ripartirono:
direzione Berlino, con alcune tappe lungo il percorso per concedersi qualche
giretto turistico.
Eccoli
allora a Berlino, Parco Tiengarten, alle spalle della porta di Brandeburgo. Il
muro non c'era più, allora i muri si abbattevano, non si costruivano.
Il pubblico era numeroso, attento e caloroso; tra la gente una simpatica bambina correva scalza, era facile riconoscerla, aveva i capelli a caschetto scuri e un vestitino giallo con delle piccole macchie. Correva in mezzo al pubblico con un sacchettino di tela, felice da impazzire. Al termine dello spettacolo però, nel cappello, trovano poca roba, otto miseri marchi. Un fallimento, una delusione. Eppure il pubblico era contento, rideva e si divertiva. Una voce stridula e sorridente chiama i ragazzi per ringraziarli. Almeno la piccola bambina si ricorderà degli Alluxinati per un pezzo.
Il pubblico era numeroso, attento e caloroso; tra la gente una simpatica bambina correva scalza, era facile riconoscerla, aveva i capelli a caschetto scuri e un vestitino giallo con delle piccole macchie. Correva in mezzo al pubblico con un sacchettino di tela, felice da impazzire. Al termine dello spettacolo però, nel cappello, trovano poca roba, otto miseri marchi. Un fallimento, una delusione. Eppure il pubblico era contento, rideva e si divertiva. Una voce stridula e sorridente chiama i ragazzi per ringraziarli. Almeno la piccola bambina si ricorderà degli Alluxinati per un pezzo.
Anche loro non l'hanno più dimenticata. Il piccolo mostriciattolo, con candore e innocenza, ma forse anche con subdola e sottile presa per i fondelli, mostrò loro il sacchettino di tela, gonfio di soldi.
Sbigottiti
la guardarono prendere cinque marchi, metterli nel cappello e scappare.
Schizzo
non aveva visto la borsetta gonfia del loro denaro e ringraziò la bambina. Fu
così che alcuni degli spettatori rimasti applaudirono alla scenetta fuoriprogramma
di Schizzo urlante che scappava inseguita dai maschi, vestiti questa volta.
Fatta
la Germania, la compagnia si diresse verso Copenaghen. Lungo il tragitto lo
spettacolo e il metodo di raccolta vennero perfezionati. Gnagno, alla guida,
ogni tanto sacramentava al ricordo della simpatica bambina. A Copenaghen venne
fatto quello che sarebbe stato l'ultimo spettacolo del viaggio. Nel cappello
trovarono poco più di settanta corone danesi: Schizzo gridò di gioia. Nessuno
aveva il coraggio di informarla sul cambio corrente e la lasciarono sorridere
felice.
Visto
che l’arte non rendeva quanto speravano, reagirono alla delusione viaggiando
fino a Oslo, in fondo erano solo 600 chilometri. Arrivati a destinazione, nel
campeggio che sovrasta la baia dove si trova la città, incontrarono casualmente
cinque compaesani. Ci fu una sana e rincuorante serata di baldoria. Schizzo
volle offrire una birra ai maschi: scoprì solo allora che un boccale di birra a
Oslo costava 150 corone danesi; smise di sorridere e il sogno scivolò dalle
mani come la cordicella di un palloncino a elio.
Il
giorno dopo, nell'angolo della baia dove palleggiavano tra loro, arrivò un
gruppo misto di polacchi.Loris
estrasse dal furgone una rete da pallavolo, una delle svariate cose portate perché
non si sa mai. Iniziò
una sfida all'ultimo set. Erano le 18 e Lucio propose di giocare fino al
tramonto per poi andare a scoprire le meraviglie notturne della città, ma non
aveva fatto conto che alle 23 il sole brilla ancora, per niente assonnato, nel
cielo limpido di Oslo. Altro che vita notturna: erano distrutti e avevano pure
perso tutti i set.
Finalmente
il giorno cedette alla notte.
Dopo
una lunga dormita senza sogni, ripartirono verso Amburgo.
Nel
furgone discussero a lungo riguardo l'uso strumentale del corpo femminile, per
giungere alla conclusione che era per rivalutare il ruolo delle donne e non per
mero turismo sessuale che avevano deciso di visitare il quartiere a luci rosse
di St. Pauli. Decisero di entrare nella piccola stradina di Herbertstrasse,
valicando i muraglioni di ferro su cui troneggiavano i manifesti pubblicitari
di una marca di sigarette con disegnati degli uomini che tentavano di
scavalcare il muro.
Al di là dei muraglioni le grida delle prostitute, come le sirene di Ulisse, invitavano a entrare. "Go Away!" gridavano, così entrarono tutti, compreso Schizzo. La accolsero a secchiate d'acqua. Col tipico candore del turista italiano che finge di non sapere, pensando sempre che una finta ignoranza possa garantire l'accesso a qualsiasi luogo, Schizzo era entrata nel quartiere ignorando i vistosi cartelli che proibivano l'accesso ai minori di 18 anni e alle donne.
Al di là dei muraglioni le grida delle prostitute, come le sirene di Ulisse, invitavano a entrare. "Go Away!" gridavano, così entrarono tutti, compreso Schizzo. La accolsero a secchiate d'acqua. Col tipico candore del turista italiano che finge di non sapere, pensando sempre che una finta ignoranza possa garantire l'accesso a qualsiasi luogo, Schizzo era entrata nel quartiere ignorando i vistosi cartelli che proibivano l'accesso ai minori di 18 anni e alle donne.
Fu
così che i bollenti spiriti del gruppo si sopirono, freddati da una doccia
imprevista.
Abbandonate
le lascive sirene di Amburgo, arrivarono ad Amsterdam; questa volta era il
cielo stesso a versare secchiate d'acqua.
Cercarono
un campeggio, ma l'unico con posti disponibili era pieno di fricchettoni.
A causa
della pioggia era impossibile montare la tenda, così si rifugiarono sotto la
tettoia del piccolo bar del campeggio: neanche in Val Padana si vedeva mai una
nebbia così densa.
Fu
così che scoprirono la Giamaica e tutti i suoi profumi, le sventure andarono
letteralmente in fumo. Tra i tavoli girava un tizio con i capelli biondi e ondulati
fino alle spalle e barbetta incolta. Era una serata fredda e piovosa, per
questo il tizio indossava maglione e giacca a vento; si presentò, poi si alzò
traballante e uscì sotto la pioggia in mezzo al fango, in calzoncini corti e
infradito, probabilmente aveva un impianto di riscaldamento a zone.
Ci
fu un momento in cui il cielo si rasserenò, per fortuna coincise con un momento
di lucidità del gruppo, giusto in tempo per montare la tenda.
La
notte passò veloce, si addormentarono cullati dal tamburellare ritmico della
pioggia.
La
mattina c'era il sereno, ma scorrevano rivoli d'acqua in tutto il campeggio e
la via principale sembrava un affluente dell'Amstel.
Passò
davanti a loro una tenda canadese, sembrava una barchetta che galleggiava sopra
il rivolo d'acqua della via principale e si lasciava trasportare dalla
corrente, sbatacchiando addosso alle persone che, divertite, la sospingevano
verso valle. Dopo pochi minuti arrivò il tizio con la barbetta e gli infradito
della sera prima, che girava per il campeggio chiedendo a tutti se avessero
visto una tenda passare.
In
Belgio si fermarono a Gand e a Bruges, dove Loris voleva mangiare l'impepata di
cozze che trionfava nei vari locali, ma Gnagno temeva effetti collaterali non
graditi, e così dirottò sui pancakes, comunque molto apprezzati.
Poi
Calais, a nord della Francia, e poi l’attraversamento della Manica, per andare
a prendere il fratello di Fayo in ferie a Canterbury.
Il
fratello di Fayo era una persona osservante e praticante e coinvolse tutti nella
sua crisi pastorale. Decisero quindi di fare tappa
all'abbazia trappista di Chimay, dove dal 1850 alcuni bravissimi monaci
producono un'ottima birra che agevola molto il dialogo con il divino.
La
gustarono in quantità, assieme al loro pane e formaggio. Alla frontiera con la
Francia arrivarono allegri e sorridenti, molto allegri e molto sorridenti, tanto
che i poliziotti li fermarono, credendo che l'euforia non fosse causata dai
frati trappisti, ma dai coltivatori giamaicani. Perquisirono il furgone, interrogarono
tutti, controllarono i bagagli e si insospettirono per alcuni strani oggetti
che venivano usati nelle scenografie. Alla fine, non avendo trovato quello che
cercavano, li fecero partire, ricordando a Gnagno, con una virile manata
amichevole, che l'autista non deve bere.
Tornarono
a casa dopo tre settimane di tournée, avevano visitato dieci paesi e venti
città, recitato tre volte e incassato soldi sufficienti solo per una birra a
testa.
Del castello sulla luna nessuno ne parlò più, ma il viaggio, quello sì, fu un successo.
Bravissimi
RispondiElimina